Occupazione, Studio Confesercenti: è il lavoro indipendente a pagare il prezzo più alto: dal 2007 persi 475mila occupati (-7%)

L’iniziativa a Roma, alla presenza di Poletti e Camusso. Serve un testo unico per rilanciare l’occupazione di piccoli imprenditori e autonomi.

La crisi dell’occupazione non riguarda solo i lavoratori dipendenti. Tra recessione e austerity, sono gli indipendenti, dai piccoli imprenditori agli autonomi, la fascia che proporzionalmente ha pagato il conto più salato della crisi, subendo tra il 2007 ed il 2014 una flessione del 7% degli occupati, più del doppio del calo (-3,1%) registrato dai lavoratori dipendenti. Nonostante le difficoltà e l’importanza ‘sistemica’ degli indipendenti, che costituiscono un quarto della forza lavoro italiana, si registra però la mancanza di un piano di intervento per il loro rilancio occupazionale. Ed anche il JobsAct, il più importante intervento sul lavoro degli ultimi due anni, li esclude.

A lanciare l’allarme è Confesercenti, che ha presentato oggi a Roma il rapporto “Occupazione e mercato del lavoro: oltre il JobsAct, per il rilancio dell’occupazione indipendente” alla presenza, fra gli altri, del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, del Segretario Cgil Susanna Camusso e del Presidente Cei Pastorale del Lavoro, monsignor Giancarlo Bregantini.

Gli effetti della crisi sul lavoro autonomo si fanno sentire a partire dalle molte chiusure di attività in proprio e dai conseguenti effetti sull’occupazione. Dal 2007 al 2014, il settore ha perso 475mila posti di lavoro: si tratta di quasi la metà dei posti bruciati complessivamente a livello nazionale, un “sacrificio”, proporzionalmente più elevato rispetto al lavoro dipendente. Nello stesso periodo, il fisco non ha certo agevolato il contenimento degli effetti della crisi: anzi, la già alta pressione fiscale è aumentata ulteriormente di 1,5 punti.

L’iniziativa si è aperta con l’intervento del Presidente di Confesercenti Marco Venturi, che ha ricordato che nel momento in cui si profilano possibilità di ripresa economica  “la tenuta ed il rilancio delle Pmi e’  più che mai una questione cruciale da affrontare  soprattutto per le prospettive occupazionali. La crisi ha colpito in modo pesante questa realtà economica e molti piccoli imprenditori sono rimasti senza lavoro e senza tutela sociale. Non ci sono dubbi che l’’attuale livello disoccupazione sia tra le peggiori criticità emerse durante crisi. Ed è da qui che si deve ripartire, senza sottovalutare che percentualmente la perdita di posti di lavoro indipendente è addirittura superiore a quella del lavoro dipendente”.

Venturi ha sottolineato come “gli interventi promossi finora da Governo (dallo sgravio per assunzioni tempo indeterminato a nuovi contratti a tutela crescente) vanno verso la giusta direzione. L’obiettivo è infatti semplificare e rendere più convenienti contratti per incentivare anche in questo modo le assunzioni. É bene, però, ricordare che per creare nuovo lavoro, a fianco a specifici interventi sui contratti, resta fondamentale garantire una solida crescita economica. Il Premier ha detto che, con le nuove norme, le imprese non avranno più scuse per non assumere. Noi siamo pronti a fare nostra parte, ma non bisogna sottovalutare il peso di una crisi durata ben sette anni. Per diversi decenni il lavoro autonomo e le piccole imprese hanno costituito in Italia un importante ammortizzatore sociale. Oggi però questa funzione è stata  fortemente compromessa dalla  debolezza della nostra economia. Ecco perché per rilanciare la crescita occorre che, accanto alla  riforma del  lavoro, ci siano anche interventi di sostegno all’autoimpiego ed alle PMI”.

Venturi ha anche ricordato come sia importante a questo fine affrontare con decisione le questioni dell’eccessivo peso fiscale che va ridotto senza indugi ad imprese e famiglie e della spending review: “Il Governo sta sciogliendo alcuni nodi rilevanti come quelli legati al Senato, alle  Province, al pubblico impiego. Ma è l’intera spesa che va rivista, analizzata, valutata e poi ridotta e riqualificata. “Il non si tocca nulla” è affermazione incauta e strumentale. Basti pensare alle frodi, agli sprechi ed agli abusi che emergono in continuazione a partire dalla sanità per proseguire con appalti e scandali vari. Ma vanno eliminati anche gli eccessi nel pubblico impiego legati a promesse elettorali ed alle  clientele. Inoltre non si possono dimenticare le  pluridecennali richieste di semplificazioni istituzionali avanzate in particolare dalle Pmi. Ed occorre agire con decisione sul grave nodo della contaminazione criminale e politica, a partire dalle  mafie protagoniste nei lavori pubblici che ha portato ad un loro insediamento nel nord come segnalato dal rischio ‘ndrangheta, ormai fortemente radicata in regioni importanti come  la Lombardia”.

Venturi ha poi concluso rivolgendo un appello a compiere, ognuno per la sua parte, un grosso sforzo per dare sostanza ad una crescita che anche nel 2015 appare inferiore alle esigenze di ripresa del Paese: “ dobbiamo passare dalla logica del tassa e spendi a quella della spesa pubblica virtuosa, della riduzione delle tasse, degli incentivi agli investimenti per dare un futuro positivo all’Italia e agli italiani”.

Quando si parla di lavoro – spiega Mauro Bussoni, Segretario Generale Confesercenti – spesso ci si dimentica dell’occupazione indipendente, nonostante questa garantisca il 20% circa del Pil del Paese e 6 milioni di posti di lavoro, per la maggior parte concentrati nei 4 milioni di imprese italiane senza dipendenti. Spesso si tratta di donne e giovani, che hanno tentato l’avventura imprenditoriale per ‘inventarsi’ un impiego: secondo i nostri dati, durante la crisi sono stati almeno 100.000 gli under35 che hanno provato la strada dell’impresa. Questo ruolo di ‘shock absorber’ della disoccupazione italiana, però, è sempre più in crisi. Migliaia di lavoratori indipendenti che hanno interrotto nel corso di questi anni le loro attività e non hanno potuto contare su alcuna forma di protezione sociale e di sussidio contro il rischio della disoccupazione. Una crisi nella crisi rimasta costantemente nell’ombra, offuscata dai dati più generali e preoccupanti dell’aumento complessivo del tasso di disoccupazione.

Per questo Confesercenti auspica la creazione di un Testo Unico del Lavoro Indipendente, che preveda – fra gli interventi più urgenti – tassazione e contribuzione agevolata per i primi tre anni di attività delle nuove imprese, formazione continua per gli imprenditori, tutele del reddito in caso di inattività temporanea o di cessazione di attività per crisi di mercato, e un particolare sostegno dell’imprenditoria giovanile e femminile, necessario per favorire l’avvio di attività in proprio da parte di lavoratori dipendenti espulsi dal mercato del lavoro”

L’approfondimento con il Ministro Poletti e il Segretario Generale Camusso

Alla presentazione del Rapporto Confesercenti è  seguito un momento di approfondimento della discussione che ha visto partecipare il Ministro per il Lavoro Giuliano Poletti, il Segretario Generale della CGIL Susanna Camusso e il Vice Presidente Nazionale  Vicario di Confesercenti Massimo Vivoli.

“La disoccupazione è un’emergenza nazionale, anche se molto di quanto fatto dal governo fino ad ora è stato positivo”, ha detto, nel suo intervento,  Massimo Vivoli. Ieri l’Inps ha fatto sapere che già 72mila imprese hanno fatto richiesta per assumere personale con le nuove decontribuzioni. Un buon risultato, destinato a crescere: da un sondaggio che abbiamo condotto sugli imprenditori emerge che il 36% è intenzionato ad assumere nel corso dell’anno 1 o più dipendenti a tempo indeterminato, approfittando dei nuovi sgravi contributivi. E anche il nuovo contratto a tutele crescente ha attirato l’attenzione delle PMI. L’intervento sull’Irap, però, esclude dai vantaggi della legge di stabilità la maggior parte dei lavoratori stagionali, essenziali per le imprese del turismo. Si dovrebbe fare qualche sforzo in più: se la deduzione è stata estesa anche agli stagionali dell’agricoltura, si può fare anche con quelli delle imprese turistiche. E andrebbe fatto subito, visto sono in arrivo due gigantesche opportunità di ripresa per il settore, l’Expo e il Giubileo. Urgente anche la partita del credito: i prestiti alle imprese calano ormai da quattro anni, e il crollo sarebbe stato ancora peggiore se non fosse stato per i Confidi. Sbaglia chi pensa che la mancanza di credito danneggi solo le imprese ormai decotte. Ancora oggi ci sono attività sane, che avrebbero tutte le carte in regola per partecipare alla ripresa, costrette a stare ferme o addirittura a chiudere a causa delle difficoltà esistenti per ottenere la liquidità necessaria. Dall’Europa sono arrivati – e arriveranno ancora – fiumi di liquidità, che però, nel passaggio all’economia reale, si sono trasformati in ruscelletti in secca. Bisogna intervenire subito, o indeboliremo anche gli effetti dell’operazione di Draghi”

SCHEDA-IMPRESE-INDIVIDUALI DOSSIER-JOBS-ACT-DEL-17-MARZO SCHEDA-RIEPILOGATIVA

DOSSIER-JOBS-ACT-DEL-17-MARZO

SCHEDA-RIEPILOGATIVA

 

Potrebbero interessarti anche...